Quanto è difficile essere Vincenzo Nibali?

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Sarà la noia di un Tour abulico, sarà che col caldo estivo è più facile farsi domande che trovare risposte, ma ho un interrogativo che mi  rimbalza nella mente da settimane, forse mesi  e al quale non riesco a trovare una risposta: quanto è difficile essere Vincenzo Nibali?

Non servono sproloqui per presentarlo. No, non ha bisogno di presentazioni il sesto atleta nella storia del ciclismo a conquistare la tripla corona, vincendo i tre grandi giri. Ma purtroppo neanche vittorie dal peso storico sono sufficienti a garantire serenità ad uno sportivo italiano. In Italia si vuole tutto e subito, “Non vinci? Non vali più. Ti stacchi? Sei finito. Non smetti mai di lottare? Ci mancherebbe, è il tuo lavoro”.

L’ultimo Giro d’Italia per Vincenzo deve essere stato un calvario, non per la fatica ed il dolore lasciati sui pedali, ma per l’imponente pressione mediatica a cui è stato sottoposto. Un Nibali da buttare quando, in piena crisi, perdeva sensibilmente contatto dalla maglia rosa, un Nibali che, dopo la clamorosa rimonta, tornava ad essere un eroe in modo altrettanto clamoroso. Tra i due estremi ci sono gli sfoghi di un Vincenzo che pur apparendo schivo e pacato, è umano e quando la misura è colma ha bisogno di alzare i toni: “Ogni giorno vengono dette e scritte cose assurde sul mio conto, spesso dimenticando che dietro l’atleta c’è un uomo. Leggere o sentire determinate cose fa molto male”.

Dopo la passerella torinese poteva e doveva finire tutto con i festeggiamenti, ma no, c’è chi preferisce il fango allo spumante e si diverte a lanciare illazioni sul “Vincenzo motorizzato” o sul “Vincenzo dopato”. Illazioni dal peso specifico nullo, dal momento che provengono da chi probabilmente non ha idea di cosa siano doping e antidoping. Gente che crede che l’epo  sia una pasticca con aroma di arancia, che la WADA si un congiuntivo scritto male e che il passaporto biologico sia un documento rilasciato dal questore…

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Vuelta 2013 – Nibali gareggia con il volto gonfio a causa di una puntura di un’ape. La pomata al cortisone necessaria per le cure era consentita dall’UCI, ma bandita da Movimento per un ciclismo credibile, al quale l’Astana aderisce.

 

Ora il Tour, ennesimo esame di incoerenza superato a pieni voti da chi rimbalza a giorni alterni dal “ Vincenzo è qui per preparare le olimpiadi” al “Se vuoi lottare per il Tour non puoi staccarti così facilmente”, dal “Inutile che va in fuga se poi si fa staccare da chiunque” a “Nibali monumentale nell’aiutare Aru”.

Una volta eravamo un popolo di poeti, santi e navigatori. Sono passati secoli e ci siamo trasformati in un popolo di preparatori atletici, professionisti mancati, medici, scienziati, astrofisici e criticoni. D’altronde ogni secolo ha le sue priorità, e la priorità moderna è quella di criticare… pensandoci bene anch’io sto criticando chi critica e a mia volta verrò criticato… siamo in un loop, si salvi chi può…

Forse ora i più esperti ripartiranno con le critiche. Dal canto mio proverò a capacitarmi di quanto sia difficile essere Vincenzo Nibali…