Il tifo, o “l’Anima dello sport”

Cosa sarebbe uno sport senza tifosi?

Una partita di calcio giocata in uno stadio deserto sarebbe quasi un esercizio burocratico, in cui l’unico spettatore è un arbitro messo lì a contare quante volte un pallone entra in una rete. Una gara motociclistica senza tifosi non sarebbe che una mezzora di assordante e monotono turbinio rotto da una sporadica caduta o al massimo da un sorpasso messo in scena da chi non ha a molto a cuore la propria vita. Ma veniamo a noi, cosa sarebbe una gara ciclistica senza tifosi? Un’ascesa allo Zoncolan avrebbe lo stesso significato se in cima non ci fossero decine di migliaia di persone che hanno fatto chilometri per andare a rendere tali le imprese del vincitore e del velocista che ha dato l’anima per rientrare nel tempo massimo, magari senza riuscirci? NO. L’opinione è chiaramente personale, ma siamo dell’idea che un gesto tecnico, per quanto straordinario, sia nulla senza qualcuno lì ad applaudirlo.

Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare dei tifosi che, la scorsa domenica, si sono riversati in massa lungo il percorso della cronoscalata all’Alpe di Siusi e del loro comportamento nei confronti degli atleti. In queste occasioni, si sa, anche alle pulci vien la tosse (anche noi non siamo che pulci, ma per favore, fateci tossire in pace, quindi arrivate in fondo prima di sparare a zero), così accanto ad osservazioni pragmatiche ed assennate hanno trovato spazio nostalgici borbottii che sono arrivati ad invocare provvedimenti grotteschi che vanno dalla “militarizzazione del percorso” al “daspo del cicloamatore” passando per purghe, arresti e “linciaggi su chi si avvicina al mio preferito“.

Le immagini parlano chiaro: è innegabile come alcuni comportamenti siano stati ben al di sopra le righe e, nel caso di Vincenzo Nibali, siano arrivati ad un certo grado di invadenza, tanto da portare a reazioni plateali sia i tecnici in ammiraglia, che più volte hanno invocato l’intervento delle staffette per far da scudo, che in Vincenzo, il quale si è visto anche costretto a spintonare un “fenomeno” che, complici il vino e l’entusiasmo, rischiava davvero di far cadere il siciliano. In ogni caso non sembra che il ritardo dello squalo sia attribuibile esclusivamente ai fenomeni di cui sopra…

Dunque perché demonizzare l’intero “popolo delle salite“, come qualcuno ama definirlo, a fronte di un paio di mele marce?

Questi episodi non sono che una nota stonata in una festa durata ore, una festa che ha letteralmente spinto al traguardo tutti i ragazzi scesi in strada. Lo dimostrano le parole di Michele Scarponi e Davide Malacarne, che  durante il Processo alla Tappa hanno sottolineato più volte come le urla della gente esaltino l’atleta e gli diano quel surplus di energia per non mollare, per continuare a spingere sui pedali nonostante la fatica disumana. Lo dimostrano le parole di Manuel Bongiorno, uno che sui tifosi avrebbe molto da dire visto che un altro “fenomeno” gli fece perdere la possibilità di lottare per la vittoria di tappa sullo Zoncolan durante il Giro del 2014 (LINK AL VIDEO), ma che stavolta ha voluto esprimere la sua gratitudine verso quei tifosi sfruttando i 140 caratteri che Twitter mette a disposizione  (LINK AL TWEET) “la nostra forza” li ha definiti nel suo breve messaggio…

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Infine ci sono loro, Luca e Matteo, due giovani followers del nostro network, che domenica sono riusciti a far divertire un po’ tutti con la loro trovata: hanno atteso il transito di Adam Hansen per offrirgli vino e salsicce. Adam è uno che mai si sottrae al calore della gente e non ha voluto smentirsi neanche questa volta, rifiutata la birra con un cenno della mano, ha accettato di buon grado la salsiccia, conservandola nel retro del body. Giusto notare che l’australiano era lì solo per arrivare al traguardo, non per vincere la crono, ma l’episodio in cui è stato coinvolto resta un esempio tanto banale quanto efficace di cosa sia davvero quel “popolo delle salite” di cui si sente parlare, esempio di quello che in fin dei conti è il Ciclismo Ignorante…

Mi è passata la tosse, ora linciatemi pure.

PB