Micheal Rogers si ritira. Commovente la sua lettera di addio… | Traduzione

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“Tutti i grandi sogni giungono al termine. È il momento di annunciare la fine del mio…”

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È stato un bel giro…
Lunedi 25 aprile 2016
Il mio primo ricordo del ciclismo professionistico risale al 1986, quando avevo sette anni. La mia famiglia era estranea al ciclismo. Al momento il ciclismo in Australia non era uno sport diffuso e
l’unico modo per seguire il movimento professionistico era abbonarsi ad una rivista sportiva. Fortunatamente io ed i miei fratelli ricevevamo, da alcuni parenti olandesi di mia madre, alcune registrazioni in VHS del Giro delle Fiandre, Parigi-
Roubaix e le 21 tappe del Tour de France
Non so quante ore ho passato durante i miei anni d’infanzia assorto in quello che registrato su quei nastri. Durante i miei primi anni dell’adolescenza la mia mente era occupata esclusivamente
ciclismo professionistico, tanto è vero che la mia risposta predefinita alla richiesta gentile, “Andiamo al centro commerciale dopo la scuola” era semplice: “No”. Il mio post-scuola era già programmato: correre a casa, fare uno spuntino veloce, accendere il televisore
e studiare le sfumature di un’altra corsa pro. I nomi di squadra come PDM, Panasonic, RMO
– Solo per citarne alcuni – sono stati oggetto di lunghe discussione durante i pasti in famiglia. Mi sentivo come se
fossi stato messo sulla terra per diventare un ciclista professionista. Era il mio sogno.
Suona come un sogno accattivante?
È diventato realtà. Ho ottenuto quel lavoro. La mia carriera nel ciclismo professionistico è dirata 16 anni.
Sono stata la prima persona nella storia del ciclismo a vincere tre mondiali a cronometro consecutivi.
Ho vinto tappe al Tour de France e al Giro d’Italia (memorabile quella sullo zoncolan nel 2014, ndr).
Ho rappresentato l’Australia in quattro Olimpiadi.
Giù dalla bici ho lavorato con persone estremamente intelligenti e di talento, creando amicizie durature, ho riso, abbiamo risoun sacco, ho fatto un sacco di errori, mi sono pianto addosso un paio
volte, ho girato il mondo ed ho imparato a parlare lingue straniere. Ho già detto che ho avuto momenti bellissimi nella mia vita? Tutto questo grazie a un sogno: diventare un ciclista professionista.
Tutti i grandi sogni giungono al termine e oggi è il momento di concludere il mio
annunciando il mio ritiro dalle corse.
Recenti esami cardiaci hanno identificato un’aritmia cardiaca che non era
mai stata rilevata in precedenza. Questa ultima diagnosi, aggiunto alla patologia congenita che mi è stata diagnosticata nel 2001, significa che la mia carriera agonistica deve finire. La mia
ultima gara è stata il Dubai Tour nel mese di febbraio.
Col senno di poi sono felice che la mia condizione cardiaca originale, una malformazione della valvola aortica,
sia rimasta stabile fino a poco tempo fa, permettendomi di competere dalle mie umili origini, da Griffith, cittadina dell’outback australiano, fino alle principali competizioni mondiali.
Sono deluso di dover perdere il mio 13° Tour de France e la possibilità di competere alla mia
quinta Olimpiade, ma non sono disposto a mettere la mia salute in pericolo. La fortuna di essere stato un ciclista professionista è che dopo il ritiro si è subito chiamati ad una sfida nuova. Undici anni fa ho sposato la donna dei miei sogni ed
insieme stiamo crescendo tre figlie vivacissime.
Mi piacerebbe cogliere l’occasione per ringraziare tutti i miei ex compagni di squadra, lo staff ed i dirigenti di tutte le squadre per le quali ho corso. Gli infiniti momenti di divertimento avuti
insieme avranno sempre un posto speciale nella mia mente. Molti di voi hanno avuto, e continuano ad
avere, una grande influenza sulla mia vita. Un’ulteriore menzione va ai miei fan in tutto il mondo. Il loro
supporto durante momenti più o meno buoni è stato fondamentale.
Mi mancheranno in particolar modo i corridori, il personale e la dirigenza del Team Tinkoff. Il proprietario Oleg
Tinkov non è affatto il tuo stereotipo tipico ciclismo, egli è un sostenitore unico del nostro
sport e spero che riconsideri la sua decisione di lasciare il ciclismo alla fine dell’anno.
Infine ma non meno importante, la mia più grande espressione di gratitudine appartiene alla mia squadra personale – la mia
moglie Alessia, le nostre figlie Sofia, Matilde e Emily, i miei genitori Sonja e Ian ed i miei
fratelli Pietro e Deane. Da quando ho lasciato casa all’età di 16 anni, tutto ciò che non fosse ciclismo ha perso di importanza.Ho perso quasi ogni evento di famiglia – felice o
triste. Mentre sul tema della famiglia, sono felice di vedere la più giovane generazione di Rogers
famiglia partire con i propri sogni all’interno del mondo del ciclismo. Spero che i loro sogni d’infanzia
diventino realtà, proprio come il mio.